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Il segmento testuale Il lavoro è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 560

Brano: [...] (con voto consultivo). Nella stessa occasione furono stabilite due giornate internazionali del S.R. I.: il 18 marzo (anniversario della Comune di Parigi) e l’11 dicembre (Comune di Canton). Da allora il S.R.I. fu sempre presente all’interno dei grandi movimenti di lotta negli anni Venti e Trenta: nei moti popolari di Vienna del 1927, nella guerra di Spagna, nella lotta antifascista in Italia e di Germania, nelle lotte di liberazione in Asia.

Il lavoro in Italia

Alla testa della Sezione italiana del S.R.I. venne destinato come segretario generale Aladino Bibolotti (v.), membro del Comitato centrale del P.C. d’I.. Il primo comitato italiano del S.R.I. comprendeva inoltre: Ruggero Grieco (v.), per la Sezione agraria del partito e per l’Associazione nazionale di difesa dei contadini poveri; Camilla Ravera (v.) per il Segretariato femminile; Giuseppe Dozza (v.) per la Federazione giovanile comunista; Giovanni Nicola (v.) per la Federazione italiana lavoratori albergo e mensa. Rappresentante italiano presso il Comitato esecutivo del S.R.I. fu[...]

[...]ederazione giovanile comunista; Giovanni Nicola (v.) per la Federazione italiana lavoratori albergo e mensa. Rappresentante italiano presso il Comitato esecutivo del S.R.I. fu designato Anseimo Marabini (v.).

La fase costituente della Sezione italiana del S.R.I. si ebbe nel 1924. Il P.C. d’I. fece propaganda tra tutti i lavoratori senza preclusione di partito, sollecitando la collaborazione delle altre forze politiche popolari e antifasciste. Il lavoro organizzativo venne sostenuto dalla stampa comunista con la pubblicazione di due opuscoli: “Aiutiamo le vittime della reazione”, e “Che cos'è il Soccorso Rosso Internazionale”. Nello stesso tempo fu avviata la creazione di un’ampia rete di Comitati provinciali in tutte le maggiori città italiane e la distribuzione di

100.000 tessere di aderenti al S.R.I..

Insieme all'attività propagandistica e organizzativa si mise subito in moto anche la macchina assistenziale: furono stese le prime statistiche di detenuti politici e raccolti i primi fondi che, integrati dal contributo internazionale, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 119

Brano: [...]dogliani’saranno fucilati. Questo ordine è già stato eseguito ».

Dopo la liberazione di Roma, migliaia di persone accorsero sul luogo della strage, che era stato individuato sin dai primi giorni di aprile, ed ebbe inizio l’opera di riesumazione. Il colonnello americano Charles Potetti, capo dell’amministrazione militare alleata, nominò una commissione presieduta dal sindaco di Roma, principe Doria Pamphili, e assistita da un comitato tecnico. Il lavoro medico legale e di riesumazione delle salme fu diretto dal professore Tullio Ascarelli, dell’Università di Roma, noto giurista, che operò con un gruppo di specialisti. La pietosa opera fu divisa in due parti: 1) livellazione del suolo delle gallerie e asportazione del materiale; 2) isolamento ed estrazione delle singole salme. All’asportazione presero parte 10 ufficiali e 30, tra sottufficiali e vigili, per complessive 1.200 giorna 0

te lavorative. Circa 2.000 me di terra dovettero essere scavati e asportati a mano. Il lavoro era disturbato dalle frane, specie nei tratti crollati. Le salme[...]

[...]o Ascarelli, dell’Università di Roma, noto giurista, che operò con un gruppo di specialisti. La pietosa opera fu divisa in due parti: 1) livellazione del suolo delle gallerie e asportazione del materiale; 2) isolamento ed estrazione delle singole salme. All’asportazione presero parte 10 ufficiali e 30, tra sottufficiali e vigili, per complessive 1.200 giorna 0

te lavorative. Circa 2.000 me di terra dovettero essere scavati e asportati a mano. Il lavoro era disturbato dalle frane, specie nei tratti crollati. Le salme apparivano addossate le une alle altre e in più strati sovrapposti. Gli enormi cumuli occupavano uno spazio di circa 5 m di lunghezza, 3 di larghezza, 1,50 di altezza. Frammisti ai cadaveri si rinvennero proiettili di arma da fuoco, di calibro 9, e un intero caricatore di cartucce inesplose per pistola mitragliatrice. Contrariamente a quanto si era affermato, che le vittime fossero state uccise in massa con la mitragliatrice, risultò in maniera indubbia che erano state colpite individualmente, con uno o più colpi di arma da fuoc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 710

Brano: [...]evitabile: i coloni portoghesi armati, appoggiati dall’esercito e dalla polizia assalirono gli scioperanti disarmati, massacrando

50 guineani.

Il P.A.I.G.C. prese atto che i portoghesi non avevano lasciato aperta alcuna alternativa alla scelta della lotta armata, e nel settembre la Direzione del partito decise di prepararvisi. Incominciò così la lunga « mobilitazione civile » per la lotta armata, per « l’opera di risveglio della nazione ». Il lavoro durò

3 anni, concentrandosi in due direzioni fondamentali: la formazione dei quadri politici e militari e la costituzione della rete organizzativa del partito in ogni villaggio.

Il paese venne diviso in 6 regioni e in ciascuna di esse fu inviato un certo numero di quadri per una vasta campagna di mobilitazione e di organizzazione. Contemporanea

mente il P.A.I.G.C. inglobò uno dei pochi gruppi nazionalisti sopravvissuti alla repressione (quello appunto di Raphael Barboza), il quale aveva una grande influenza nelle campagne, nei villaggi tribali, ossia in quella base « contadina » che [...]

[...]di Raphael Barboza), il quale aveva una grande influenza nelle campagne, nei villaggi tribali, ossia in quella base « contadina » che mancava ancora al partito di Amilcar Cabrai.

Un anno dopo, la polizia intuì il pericolo. Una prima ondata di repressioni si abbatté sul P.A.I.G.C.: parte del gruppo dirigente riuscì a fuggire, rifugiandosi nella limitrofa Repubblica di Guinea, ma gli altri vennero arrestati e condannati a lunghe pene detentive. Il lavoro di preparazione della lotta armata non subì tuttavia interruzioni, anzi si accelerò secondo un piano minuzioso e preciso: nuove decine di quadri vennero inviati all’estero per acquisire nozioni militari e altri raggiunsero i gruppi operanti all’interno, mentre decine di donne seguirono corsi di infermiere nei paesi amici e indipendenti.

L’inizio della lotta armata

Nella notte tra il 30 giugno e I’1. 7.1962, avendo il P.A.I.G.C. giudicato la situazione matura per l’inizio della lotta armata, i primi gruppi di partigiani attaccarono strade, ponti, caserme portoghesi. Si trattava ancora, p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 598

Brano: [...] a riordinarsi a Triora insieme agli altri. Tra il 10 e I’11 ottobre si ristabilì la calma. Il nemico sembrava registrare una battuta d’arresto e che stesse riordinando le proprie fila, preparando nuovi piani d’attacco. Le perdite garibaldine erano gravi, molti gli sbandati e le armi perdute.

Durante questa tregua, il distaccamento di Gino tornò a Carmo Langan, per proteggere il ripiegamento della Brigata da eventuali attacchi di sorpresa.

Il lavoro dei commissari, dopo la momentanea interruzione, venne riattivato a Triora; si curarono i migliori elementi, per porli alla testa dei tre battaglioni della Brigata in via di ricostituzione.

Durante questo breve periodo di precarietà, i garibaldini della 5a Brigata riacquistarono grande compattezza e il migliore affiatamento coi Comandi. Ciò venne confermato nei giorni seguenti, con Io spostamento a Piaggia, poi a Camino e infine a Fontane in Piemonte.

Il 12 ottobre il distaccamento di Franco raggiunse Piaggia insieme a una quindicina di garibaldini di Leo. Da Ventimiglia arrivarono noti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 565

Brano: [...]cismo alla richiesta di miglioramenti economici, necessari a salvaguardare il basso potere d’acquisto dei salari dei lavoratori.

Venne così a formarsi quel gruppo di avanguardie di fabbrica, la cui esperienza non si esaurirà con la lotta di liberazione, ma porterà i dirigenti sindacali più impegnati a ricostituire l’organizzazione sindacale in fabbrica e a guidare le lotte che scuoteranno la Piaggio nel secondo dopoguerra.

La Resistenza

Il lavoro di propaganda del primo gruppo clandestino trovò un significativo momento di verifica il 25.7.

1943. Alla notizia dell’arresto dì Mussolini, gli operai del turno di notte, seguendo le direttive dei dirigenti antifascisti (tra i quali si distinguevano l’ex sindaco socialista di Pontedera Marsete Citi e Giovanni Zucconi) interruppero il lavoro e diedero vita a una grande manifestazione aH’interno della fabbrica: la loro gioia per la caduta del regime potè esprimersi apertamente con la distruzione di emblemi e scritte fasciste e dei ritratti del dittatore. Subito dopo, gli operai irruppero negli uffici della Direzione e chiesero miglioramenti salariali, L'indomani i carabinieri entrarono nella Piaggio e procedettero all'immediato arresto degli organizzatori della manifestazione, a cominciare dal Citi e dallo Zucconi; tra gli altri, venne poi arrestato l’operaio comunista Sergio Pardera che, il 26r era stato tra i promotori di un cor[...]

[...]orteo popolare svoltosi a Cascina. Dopo l’8.9.1943 l’attività di propaganda fu ripresa nella clandestinità e quasi esclusivamente a opera di militanti comunisti, in una situazione divenuta molto tesa per la presenza in fabbrica dei repubblichini e di reparti delTesercito tedesco. Nonostante l’evidente rischio cui si esponevano, ì comunisti decisero di organizzare uno sciopero prima della fine dell’anno. Questo riuscì e la mattina del 23 dicembre il lavoro nello stabilimento fu interrotto: alle imposizioni loro rivolte dai guardiani affinché rimettessero in funzione i macchinari, gli

565



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 556

Brano: [...]0, quando la crisi economica investì le industrie locali, si ebbe una ripresa della lotta clan

destina. I lavoratori bottonieri della città (circa 2.000 operaie e 200 operai) scesero in sciopero contro le paghe di fame (il nuovo contratto collettivo di lavoro imponeva una diminuzione del 1020% sui minimi salariali). Lo sciopero fu diretto dalla capocellula comunista Linda Rota, che fu poi costretta a espatriare per sfuggire alle persecuzioni. Il lavoro fu interrotto nelle fabbriche Capra, Galletto, Industria Bottoni. Tre operai furono arrestati, 500 lavoratrici vennero allontanate dalla fabbrica e 12 di esse denunciate all’autorità giudiziaria per reato di sciopero. L’agitazione, sostenuta soprattutto dalle maestranze femminili, nonostante l'intervento diretto del prefetto e della polizia in appoggio ai dirigenti sindacali fascisti, proseguì in forma passiva fino al 31 marzo: le operaie entravano in fabbrica, ma rimanevano inattive al posto di lavoro.

Altre agitazioni, di carattere strettamente economico, si ebbero tra gli operai addetti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 487

Brano: [...]operai si dichiararono pronti a occupare le fabbriche qualora l’Associazione degli industriali avesse deciso la serrata. Ciò avvenne infatti il giorno successivo e, il 3 settembre, seguì l’occupazione. Senza che si verificasse alcun incidente, gli operai forzarono i cancelli sotto gli occhi della forza pubblica e occuparono i seguenti stabilimenti: Necchi (2.000 operai), Moncalvi (100), Tagliabue (70), Torti (80), Mangimi (100), Mariani (70).

Il lavoro proseguì regolarmente in ogni fabbrica sotto la direzione di tecnici improvvisati, perché nessun dirigente partecipò all’occupazione, e le maestranze si autogestirono fissando norme di comportamento sotto il controllo di « commissari di fabbrica » designati dagli stessi operai.

Alla Necchi, i commissari di fabbrica fecero affiggere un avviso con norme assai rigorose: durante l’intervallo gli operai dovevano rimanere al proprio posto di lavoro, per essere chiamati quando i familiari si presentavano in portineria portando la colazione; il consumo individuale di vino non doveva superare il me[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 422

Brano: [...]Parma tra riformismo e sindacalismo, Bari, 1977; L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, Bari, 197576 (4 voli.); P. Savani, Antifascismo e guerra di liberazione a Parma. Cronache dei tempi, Parma, 1972; D. Gorreri, Parma '43. Un popolo in armi per conquistarsi la libertà, Parma, 1975; L. Leris, Antifascismo e Resistenza nella Bassa Parmense (78a Brigata Garibaldi S.A.P.), Parma, 1975; L. Porcari, Così si resisteva, Parma, 1974; R. Polizzi, Il lavoro cospirativo, Bologna, 1967; R. Barazzoni e U.Gilioli, La liberazione dell’Emilia Romagna, Milano, 1979.

Per gli aspetti strettamente militari: F. Cipriani, Guerra partigiana. Operazioni nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Parma, s.d.; L. Tarantini, La Resistenza armata nel Parmense: organizzazione e attività operativa, Parma, 1978; E. Cosenza, La * Sacca di Fornovo », Parma, 1966.

D.Ga.

Antifascisti originari di Parma condannati dal Tribunale Speciale (tra parentesi, gli anni di carcere inflitti):

Adorni Vittorio (3), Alzapiedi Serafino (2). Arduini Augusto (1), Barb[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 731

Brano: [...] Banchero (Albi) e da don Berto.

Dalle memorie di don Berto si apprende: « Albi aveva preparato una grossa buca fuori dalla cascina. In essa avevamo accuratamente nascosto la macchina ciclostile, quella da scrivere, carta, inchiostro e tutto l'occorrente per la stampa del giornale. Dopo la cena iniziavamo il nostro lavoro, che aveva termine al mattino. Al sorger dell'alba, occultata nuovamente ogni cosa, andavamo a riposare. Così ogni giorno. Il lavoro procedeva lentamente. Era la prima copia del giornale. Come tutte le cose al loro nascere, presentava difficoltà che sembravano insormontabili. Si aggiunga il freddo intenso, che ostacolava il funzionamento della macchina. Nascosta sotto terra, ricoperta dalla neve, gelava in modo tale che l’inchiostro stentava a passare attraverso la seta. Eravamo costretti, dopo la tiratura di poche copie, a riscaldare la macchina vicino alla stufa. Finalmente, dopo una settimana di lavoro intenso, uscì la prima copia del giornale. Ne facemmo 70 tirature [...]. Portava per titolo "Il Ribelle". Ai lati aveva[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 714

Brano: [...] in tali condizioni che si profilò un nuovo sciopero, destinato a rappresentare un salto di qualità rispetto a quelli del dicembre, soprattutto per le parole d’ordine qualitativamente diverse e nelle quali si operava uno stretto collegamento fra obiettivi immediati e prospettive più avanzate come l’insurrezione nazionale che avrebbe dovuto spazzare via definitivamente il nemico.

Come risulta dai documenti preparatori e dalle relazioni locali, il lavoro preliminare per giungere a questa fase della lotta fu assai impegnativo. Per i comunisti si trattava anzitutto di portare il Partito socialista su posizioni di piena adesione all’iniziativa, per condividerne la paternità e dimostrare al C.L.N.A.I. che essa partiva da una intesa dei due partiti operai, sì da impegnare lo stesso C.L.N.A.I. in prima persona alla battaglia operaia, più che a patrocinarla. Infatti il C.L.N.A.I. fece proprio l’appello diramato dal Comitato segreto di agitazione per il Piemonte, la Lombardia e la Liguria.

Quando lo sciopero ebbe inizio, gli stessi dirigenti della[...]

[...]aglia operaia, più che a patrocinarla. Infatti il C.L.N.A.I. fece proprio l’appello diramato dal Comitato segreto di agitazione per il Piemonte, la Lombardia e la Liguria.

Quando lo sciopero ebbe inizio, gli stessi dirigenti della Federazione comunista milanese (a quel tempo Luigi Grassi, Giovanni Parodi, Agenore Vali ini, Gillo Pontecorvo, Giovanni Brambilla) esternarono la loro meraviglia per la combattività dimostrata dalla classe operaia. Il lavoro di preparazione non era stato né facile né lineare. Tra l’altro, nella seconda metà del febbraio 1944 un’ondata di arresti aveva falcidiato la rete cospirativa, colpendo soprattutto l’apparato militare (e questo spiega perché la presenza armata durante lo svolgimento dello sciopero sarà tanto debole da suscitare critiche). Un altro aspetto negativo dello sciopero, secondo le stesse fonti comuniste, fu che molti operai non si portarono sul luogo di lavoro e preferirono starsene a casa (ma in questo vi era anche un aspetto positivo, in quanto, a parte la paralisi dei trasporti e le retate dei t[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Il lavoro, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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